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Le nuove regole per la pensione anticipata
Con l’approvazione della manovra finanziaria, ci sono importanti cambiamenti riguardanti la pensione anticipata. A partire dal 2024, l’emendamento Nisini introduce nuove modalità per calcolare la soglia minima dell’assegno pensionistico, che ora potrà includere anche la rendita della pensione complementare. Questo significa che chi ha investito il proprio TFR in fondi pensione avrà maggiori possibilità di raggiungere l’assegno minimo necessario per anticipare l’uscita dal lavoro a 64 anni.
Aumento degli anni di contribuzione
Tuttavia, non tutto è semplice. L’emendamento prevede un aumento degli anni di contribuzione richiesti per accedere alla pensione anticipata. Attualmente, sono necessari 20 anni di contributi versati all’INPS, ma dal prossimo anno, chi utilizza i fondi pensione per raggiungere la soglia minima dovrà dimostrare di aver versato almeno 25 anni di contributi. Questo numero salirà ulteriormente a 30 anni entro il 2030. Queste modifiche potrebbero rendere più difficile per alcuni lavoratori accedere alla pensione anticipata, limitando le opzioni per chi ha una carriera lavorativa più breve.
Requisiti economici più stringenti
Oltre all’aumento degli anni di contribuzione, c’è un’altra novità significativa: l’importo dell’assegno necessario per accedere all’uscita anticipata non dovrà più essere pari a 3 volte il minimo, ma 3,2 volte. Questo significa che l’importo minimo richiesto per la pensione anticipata sarà di 1.708 euro. Questa modifica si applica a tutti i pensionati anticipati, non solo a coloro che utilizzano il cumulo con il fondo pensione. Di conseguenza, la platea dei potenziali beneficiari si restringerà ulteriormente, rendendo più difficile per alcuni lavoratori ottenere l’assegno pensionistico anticipato.