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Il meccanismo di rivalutazione delle pensioni
La recente decisione della Corte costituzionale ha confermato la legittimità del meccanismo di rivalutazione delle pensioni previsto dalla legge di Bilancio 2023 e dalla Manovra 2024. Questo sistema, che ha suscitato dibattiti e preoccupazioni, è stato ritenuto dai giudici non lesivo dei principi di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza che tutelano i diritti dei pensionati.
Le motivazioni della Corte
Secondo la Corte, il meccanismo legislativo non è irragionevole, in quanto salvaguarda integralmente le pensioni di importo più modesto. Questo approccio mira a garantire che le fasce più vulnerabili della popolazione non subiscano un impatto negativo a causa dell’inflazione. La riduzione progressiva della percentuale di indicizzazione per le pensioni più elevate è giustificata dalla maggiore resistenza di queste ultime agli effetti inflazionistici.
Impatto sulle pensioni e tabelle ufficiali
Con l’approvazione della Corte, l’INPS ha pubblicato le tabelle ufficiali riguardanti la rivalutazione delle pensioni per l’anno in corso. Questo aggiornamento ha coinvolto oltre 20 milioni di posizioni, assicurando che le prestazioni assistenziali e previdenziali siano adeguate alle nuove disposizioni. Per il 2024, la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione è stata fissata a +0,8%, un incremento che si applicherà a partire dal 1° gennaio 2025.
Dettagli sulla rivalutazione
Il meccanismo di rivalutazione prevede che le pensioni inferiori o pari al trattamento minimo beneficeranno di un incremento del 2,2%, portando gli assegni a 616,67 euro al mese. Le pensioni che rientrano nelle fasce superiori a quattro volte il trattamento minimo subiranno una rivalutazione progressiva, con percentuali che variano dal 90% al 75% dell’inflazione, a seconda dell’importo. Questo sistema è stato progettato per garantire un equilibrio tra le esigenze di bilancio e la protezione dei diritti dei pensionati.